Il salvavita scatta: perché succede e cosa bisogna fare

Ultimo aggiornamento: 26.07.24

 

Il salvavita che scatta è un problema comune a molte abitazioni; scopriamo insieme quali sono le possibili cause e come evitare che la cosa accada ripetutamente.

 

Salvavita è il termine che viene comunemente usato per definire l’interruttore differenziale, un componente del quadro di distribuzione elettrica di estrema importanza, in quanto svolge la funzione di dispositivo di sicurezza. Il salvavita è così chiamato, infatti, proprio perché è in grado di proteggere gli occupanti della casa nel caso in cui si dovesse verificare una dispersione di corrente, un sovraccarico elettrico, un cortocircuito o altri problemi di corrente elettrica, che potrebbero causare a loro volta incendi o addirittura folgorazioni.

Nell’eventualità si verifichi uno di questi problemi, quindi, l’interruttore differenziale interviene interrompendo immediatamente il flusso di energia all’interno dell’abitazione. In questi casi è si suol dire che il salvavita scatta, in quanto la brusca interruzione di energia è accompagnata dal secco schiocco che produce la levetta dell’interruttore quando questo si disarma.

A volte l’intervento è fonte di fastidi, in quanto la brusca interruzione di corrente potrebbe bruciare componenti elettroniche delicate come le schede dei computer per esempio, far fulminare le lampadine e innescare la sirena dell’antifurto; ma questi problemi passano in secondo piano rispetto ai rischi che si correrebbero se il quadro di distribuzione elettrica fosse privo di questo dispositivo.

Cos’è e come funziona il salvavita

Il salvavita è costituito da due parti distinte che svolgono la stessa funzione ma per modalità diverse: l’interruttore magnetotermico e il relè differenziale. L’interruttore magnetotermico, spesso chiamato solo magnetotermico, è il componente che ha il compito di interrompere il flusso di energia elettrica in caso di cortocircuito o sovraccarico di corrente. Il relè differenziale, invece, ha il compito di mantenere l’equilibrio tra la quantità di corrente in entrata nel contatore e quella in uscita; in caso di dispersione elettrica, quindi, interviene interrompendo l’erogazione di corrente.

Il magnetotermico interviene soprattutto in caso di cortocircuiti e sovraccarichi quindi, mentre il relè agisce in caso di fluttuazioni sostanziali nella tensione; entrambi innescano il meccanismo che scatta abbassando la leva dell’interruttore principale.

Una volta che questo è scattato, poi, per ripristinare la corrente bisogna intervenire manualmente, a meno che nel quadro elettrico non sia stato installato un interruttore differenziale a riarmo automatico. Questo tipo di salvavita, come lascia intuire la sua stessa definizione, è in grado di riarmare autonomamente la leva dell’interruttore e ripristinare l’erogazione di corrente grazie a un apposito meccanismo motorizzato che, entro cinque secondi dallo scatto, solleva nuovamente la leva dell’interruttore.

Nel caso in cui le condizioni critiche continuano a sussistere, e dopo il riarmo automatico il salvavita torna di nuovo a scattare, il meccanismo prova un terzo e ultimo tentativo; se anche al terzo riarmo il salvavita scatta nuovamente, il meccanismo va in blocco di sicurezza e deve essere quindi resettato.

Il salvavita a riarmo automatico è vantaggioso soprattutto quando il quadro di distribuzione elettrica non si trova nell’appartamento, ma è situato all’esterno; nel caso di un appartamento situato in un edificio condominiale per esempio, e collegato a un impianto con un quadro di distribuzione collettivo situato in un locale seminterrato alla base dell’edificio, in caso di scatto occasionale non ci sarà bisogno di recarsi personalmente fino al quadro di distribuzione per riarmare l’interruttore manualmente.

Perché scatta il salvavita

Quando il salvavita scatta, prima di ripristinare la corrente bisogna innanzitutto capire perché è scattato. Anche se abbiamo detto che il motivo può essere uno sbalzo di corrente, un cortocircuito o una dispersione, infatti, bisogna capire se il problema è originato all’interno della rete elettrica domestica oppure è dovuto a cause esterne.

La prima cosa da fare, quindi, è verificare se sono stati accesi in concomitanza più elettrodomestici ad alto assorbimento di potenza, come per esempio il forno, lo scaldabagno elettrico e il termoventilatore, e se questo è il caso bisogna spegnere quelli di cui si può fare a meno. Il limite di potenza di un contatore per uso residenziale, infatti, è di 3,5 kW; se vengono accesi contemporaneamente due apparecchi che assorbono 2 kW ognuno, il limite massimo viene superato e il relè differenziale fa scattare il salvavita.

Lo stesso discorso vale nel caso di un sovraccarico momentaneo, come per esempio la scarica di un fulmine in prossimità della cabina di distribuzione o nella zona di residenza. Questa eventualità appartiene alla categoria delle cause esterne, ovviamente, così come le condizioni della rete di distribuzione elettrica oppure il fatto di trovarsi in una zona soggetta a interferenze elettromagnetiche che possono alterare l’equilibrio nel flusso della corrente in entrata e in uscita dal contatore.

Alcune di queste cause inoltre, sia di origine interna sia esterna, potrebbero portare il salvavita a scattare di continuo. Se si verifica questa eventualità bisogna fare a meno di tentare il ripristino della corrente e cercare invece di capire se si tratta di un problema più serio. Se per esempio il salvavita scatta ripetutamente durante una tempesta elettromagnetica con pioggia e fulmini, allora è meglio aspettare che passi il maltempo prima di fare un tentativo di ripristino della corrente. Se invece non ci sono cause apparenti, allora potrebbe essere in atto un guasto non individuato all’impianto elettrico. Indipendentemente dalle circostanze, in questi casi è consigliabile rivolgersi il prima possibile a un elettricista per cercare di risolvere il problema.

Salvavita difettoso

Non bisogna trascurare, inoltre, che il problema potrebbe essere dovuto a un malfunzionamento dello stesso salvavita; per esempio un guasto o un difetto all’interruttore magnetotermico o al relè differenziale.

Per scongiurare questa eventualità è consigliabile eseguire dei controlli periodici e sottoporre il salvavita a un semplice test. Il dispositivo, infatti, è dotato di un apposito pulsante che riporta una lettera T maiuscola; se dopo aver premuto questo pulsante il salvavita scatta interrompendo la corrente, allora vuol dire che funziona, se invece non scatta allora bisogna immediatamente chiamare un elettricista per farlo controllare ed eventualmente sostituire.

 

 

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